#stiamoacasa: continua la nostra iniziativa di riproporre vecchi reportage, gallerie fotografiche o interviste, per tenervi compagnia durante questo periodo d'emergenza. Oggi torniamo al 2009 quando pubblicammo un reportage dedicato a Philippe Petit.
Philippe Petit nasce a Nemours in Francia il 13 agosto 1949. È conosciuto per le sue grandi imprese da funambolo, quella più celebre è la camminata tra le Torri Gemelle di New York nel 1974. È anche un giocoliere e un mimo.
È chiamato giustamente “autodidatta del funambolismo”. Philippe Petit a sei anni annuncia di voler diventare regista teatrale ed inizia a imparare da solo l'arte della magia. Studia per dieci anni pittura, scultura, scherma, stampa, falegnameria, teatro e equitazione. A diciassette anni è già abbastanza bravo da diventare presto giocoliere e funambolo autodidatta, ed è già abbastanza abile da fuggire dalla polizia col suo monociclo (nonostante tutto, sarà arrestato più di cinquecento volte). A diciotto anni è già stato espulso da cinque scuole per aver borseggiato gli insegnanti e manipolato carte da gioco, si rifiuta di dare esami per dimostrare qualcosa e va via di casa diventando artista di strada.
Forma la sua carriera in teatri e in circhi, ma nonostante questo, quello che interessa a lui è quello che sta in alto, quello che sta in aria, il funambolismo. Quelli che divengono i suoi speciali spettacoli dell’aria, sono progettati e realizzati come veri e propri colpi cui non segue né precede una conferenza, un manifesto, una qualsiasi sorta di pubblicità , o, ancor meno, di ricompensa.
Divenuto famoso per le sue traversate clandestine sul cavo a grandi altezze, fanno parte del suo lungo curriculum la traversata che unisce i campanili di Notre Dame a Parigi nel 1971, quella di Sidney, dove nel 1973 camminerà sul filo d’acciaio tra le cime dell’Opera House e dell’Harbour Bridge, il più grande ponte ad archi del mondo.
E poi ancora la traversata delle Grandi Cascate di Peterson, quella delle cascate del Niagara, il Superdome a New Orleans, le guglie della cattedrale di Laon, in Francia. Il 7 agosto 1974 compie la sua impresa più famosa: la traversata delle Torri Gemelle. Il funambolismo di Philippe Petit sembra segnalare un territorio nuovo di un’arte stupefacente, letteralmente sul filo della legalità , clandestina e pubblica ad un tempo, ed in grado di tenere insieme in una forte tensione, la coincidenza di presenza, azione e creazione, oltre ogni categoria.
Philippe Petit nasce a Nemours in Francia il 13 agosto 1949. È conosciuto per le sue grandi imprese da funambolo, quella più celebre è la camminata tra le Torri Gemelle di New York nel 1974. È anche un giocoliere e un mimo.
È chiamato giustamente “autodidatta del funambolismo”. Philippe Petit a sei anni annuncia di voler diventare regista teatrale ed inizia a imparare da solo l'arte della magia. Studia per dieci anni pittura, scultura, scherma, stampa, falegnameria, teatro e equitazione. A diciassette anni è già abbastanza bravo da diventare presto giocoliere e funambolo autodidatta, ed è già abbastanza abile da fuggire dalla polizia col suo monociclo (nonostante tutto, sarà arrestato più di cinquecento volte). A diciotto anni è già stato espulso da cinque scuole per aver borseggiato gli insegnanti e manipolato carte da gioco, si rifiuta di dare esami per dimostrare qualcosa e va via di casa diventando artista di strada.
Forma la sua carriera in teatri e in circhi, ma nonostante questo, quello che interessa a lui è quello che sta in alto, quello che sta in aria, il funambolismo. Quelli che divengono i suoi speciali spettacoli dell’aria, sono progettati e realizzati come veri e propri colpi cui non segue né precede una conferenza, un manifesto, una qualsiasi sorta di pubblicità , o, ancor meno, di ricompensa.
Divenuto famoso per le sue traversate clandestine sul cavo a grandi altezze, fanno parte del suo lungo curriculum la traversata che unisce i campanili di Notre Dame a Parigi nel 1971, quella di Sidney, dove nel 1973 camminerà sul filo d’acciaio tra le cime dell’Opera House e dell’Harbour Bridge, il più grande ponte ad archi del mondo.
E poi ancora la traversata delle Grandi Cascate di Peterson, quella delle cascate del Niagara, il Superdome a New Orleans, le guglie della cattedrale di Laon, in Francia. Il 7 agosto 1974 compie la sua impresa più famosa: la traversata delle Torri Gemelle. Il funambolismo di Philippe Petit sembra segnalare un territorio nuovo di un’arte stupefacente, letteralmente sul filo della legalità , clandestina e pubblica ad un tempo, ed in grado di tenere insieme in una forte tensione, la coincidenza di presenza, azione e creazione, oltre ogni categoria.
Quella mattina di agosto del 1974, Philippe Petit era prontissimo per la sua grande esperienza, aveva studiato tutti i particolari per mesi e ora era riuscito a fare quello che voleva. Petit, durante i mesi precedenti, studiò le torri gemelle pensando a come fissare il cavo d’acciaio, sapendo che le due torri si muovevano leggermente a dipendenza del vento e scattò fotografie da un elicottero volando sopra le torri.
Quella mattina, New York stava ancora dormendo, mentre lui e altri tre amici che lo aiutarono erano già in piedi e si apprestavano a salire sulle torri con tutto il materiale. Philippe e un collega salirono in una, mentre gli altri due nell’altra torre gemella. Ci volle un po’, con “pass” falsi e altri motivi inventati, a Petit e l’amico per arrivare in cima al grattacielo con il filo d’acciaio sotto una coperta in un carretto. Arrivati in cima si apprestarono a guardare di fronte, e sul tetto dell’altra torre videro gli altri due amici pronti per aiutare il “grande funambolo”.
Avevano studiato come tirare il filo da un grattacielo all’altro, con un metodo detto “arco e freccia”! Non riuscirono nell’impresa al primo tentativo, infatti il cavo penzolò tra le due torri per 30-40 minuti. Ma alla fine, con un filo di nailon, riuscirono a tirare su il cavo d’acciaio e fissarlo sui tetti delle due torri, era tutto pronto, Petit doveva dare il via facendo il primo passo sul cavo. Mentre Philippe iniziava, la polizia riuscì ad arrivare in cima ai tetti e ad arrestare i tre complici, lui invece, come detto, si divertiva sul filo, prendendosi gioco dei poliziotti facendo avanti indietro per poi tornare in mezzo al cavo pensando tra sé e sé “tanto qui non vengono a prendermi!”. Mentre lui si divertiva, sotto si era riunita una folla col “naso all’insù” per guardare quel matto e le sue “grandi opere”.
Dopo 45 minuti di divertimento la polizia minacciò Petit di "catturarlo" tramite un elicottero e a quel punto si arrese. Lo portarono giù dalle torri, e di sotto tutta la gente lo applaudì, mentre le telecamere e i giornalisti lo intervistavano. L’unica cosa che uscì dalla sua bocca prima che la polizia lo portò via fu una sola frase:
“Se vedo tre arance faccio giocoleria,
se vedo due torri cammino"
Annie, la sua ragazza, sapeva di questa idea folle che aveva Petit, ma non credeva che lo facesse veramente. Quel giorno capì chi era il suo ragazzo, un grande funambolo. La polizia rilasciò lui e i suoi complici dopo qualche giorno, dopo una sottospecie di patto. Il patto consisteva nel fatto che lui avrebbe fatto degli spettacoli per i bambini della città di New York.
Petit ora ha quasi 60 anni, chiedendogli, si ricorda quel giorno come se fosse ieri. A lui non importa se fu arrestato o se era una cosa illegale, gli importa che ha fatto quello che voleva solo per il suo scopo, senza esser pagato, ma solo perché voleva farlo.
“Il bello di tutto questo è che
non ci sono perché”
Philippe Petit
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